Vasto Mondo


optic and sound device

2016



In collaboration with
Recipient Collective [Sound Art and Technical Setup].
Voices: Giuseppe Giacoia, Madely Schott, Veronica Peselmann, Doc. Pytha Cooke.
Structure made of Nidoboard® cardboard honeycomb by Ti-Vu Plast S.r.l.
Architectural project created in collaboration with Cartonarredo by Mirco Zamai
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The experience of participation was made possible by the Ottone™ system through sound 
diffusion technology of materials by the Italian company Esarc Hi-Tech
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Francesco Bertelé’s work is the result of the stratification and organization of different forms, aimed at creating instants and spaces for perception. Sculptures, drawings, impressive environmental installations, minimal objects and performances are the many expressive forms the artist uses to define his universe of reference, where scientific theories mix with the humanities, and philosophical studies
with musical experimentation.

In Vast World, a work created specifically for The End of the World (Centro Luigi Pecci – Prato) , the artist brings to life a hybrid contraption that works as an optical instrument and sound reproduction device at the same time, a “live” environment within which the viewer perceives and is perceived. Building on studies of the precursors of film – the Magic Lantern, the New World, the Kaiserpanorama, the Renaissance darkroom – Bertelé
combines projection mechanisms with the structure of the camera, creating a multiple representation device activated by external ambient light. Some images are visible inside the honeycomb cardboard structure, monochrome photographs printed onto glass belonging to the artist’s collection, which create a panoramic scene when projected into the seamless space.
The audio composition, the result of a collaboration with the Recipient collective, reworks Steve Reich’s Piano Phase (1967), experimenting with the phasing technique and alternated with a poetic text recited in four different languages by as many promoter-performers. The perceptual disorientation caused by the sound is amplified by its circular diffusion inside the space and by the architectural structure itself, which transforms into a vibrating sound source. Bertelé uses the plural visual and sound suggestions of
Vasto Mondo (Vast World) to create a timeless experiential space dominated by a dreamlike narrative, devoid of organized and rational structures, a mise-en-scène of an ideal and paranatural world in which observers are invited to lose themselves. (Elena Magini)


[IT] Il lavoro di Francesco Bertelé è il risultato della stratificazione e dell’organizzazione di forme diverse, tese alla creazione di momenti e spazi di percezione. Sculture, disegni, imponenti installazioni ambientali così come oggetti minimali e atti performativi sono le molteplici forme espressive utili all’artista per declinare il proprio universo di riferimento, dove teorie scientifiche si mescolano a conoscenze umanistiche, studi filosofici a sperimentazioni musicali.
In Vasto Mondo, lavoro specificatamente pensato per La fine del mondo (Centro Luigi Pecci - Prato), l’artista dà vita a un congegno ibrido che funziona al contempo come strumento ottico e di riproduzione sonora, un ambiente “vivo” all’interno del quale lo spettatore si fa percepiente e percepito. Prendendo le mosse da studi sulle forme del precinema – la Lanterna magica, il Mondo nuovo, il Kaiserpanorama, la camera oscura rinascimentale – Bertelé fonde i meccanismi di proiezione con la stessa struttura della camera, creando un dispositivo di rappresentazione multiplo, attivato dalla luce ambientale
esterna.  All’interno dell’architettura in cartone alveolare sono visibili alcune immagini, stampe su vetro di fotografie monocromatiche appartenenti alla collezione dell’artista che, proiettate nello spazio senza soluzione di continuità, vanno a creare uno scenario panoramico.
La composizione audio, frutto di una collaborazione con il collettivo Recipient, vede la rielaborazione del brano di Steve Reich Piano Phase (1967), una sperimentazione sulla tecnica del phasing, alternato a un testo dal sapore poetico recitato in quattro lingue diverse da altrettanti performer-imbonitori. Il disorientamento percettivo originato dalla tipologia di suono è amplificato dalla sua diffusione circolare all’interno dello spazio e per mezzo della stessa struttura
architettonica, che si trasforma in una fonte sonora vibrante.
Le plurali suggestioni visive e sonore di Vasto Mondo servono a Bertelé per dare vita a uno spazio esperenziale fuori dal tempo, dominato da una narrativa onirica, scevra da strutture organizzate e razionali, una mise-en-scène di un mondo ideale e paranaturale dove il fruitore è chiamato a
perdersi. (Elena Magini)

















exhibition:
The End of the World, curated by Fabio Cavallucci, october 2016, Centro Luigi Pecci, Prato.

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