All'orizzonte, di fronte al mare, al crepuscolo, la frontiera è una linea immaginaria e realissima che separa e insieme unisce due mondi (come scriveva Alessandro Leogrande). Vedere, non vedere. È qui che si dilata lo spazio della messa in scena.
L'mmaginario è distribuito in una nuvola di relazioni, emozioni 'dividuali' condivise nella rete macchinica; dobbiamo ri-cercare il significato onirico profondo celato dietro al senso manifesto.
Puro voler-dire che non dice nulla, in una negatività in cui sembra oscurarsi e sprofondare ogni possibilità di indicare l'aver-luogo del linguaggio, una voce senza suono al di là dell'ORIZZONTE della metafisica. Non è ancora significato, ma pura intenzione di significare.
[liberamente tratto da Il linguaggio e la morte, di Giorgio Agamben.]
a big thank to Andrea Ghia the WOLF
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